Torre Pellice, 5 aprile 2020 – In questo momento di emergenza, paura, tensioni emotive e comunicazioni confuse, la Diaconia Valdese sta operando, come è solita fare, con massimo impegno, trasparenza e dedizione. A fronte di informazioni concitate e poco chiare, circolate in questi giorni, vogliamo informare rispetto alle procedure adottate in questo periodo. Le strutture residenziali per anziani rientrano nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN) ed è alle direttive degli organismi di riferimento del SSN che ci siamo attenuti: ASL, Regione, Ministero della Salute, ISS (Istituto Superiore di Sanità), OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Le indicazioni pervenute sono state molte, a volte completando o modificando indicazioni precedenti. Quali provvedimenti abbiamo adottato? Per prima cosa abbiamo pensato agli operatori che avrebbero dovuto affrontare questo periodo che si sapeva sarebbe stato impegnativo, stabilendo un premio economico mensile per queste categorie. Dal 24 febbraio, quando il pericolo sembrava ancora molto lontano e confinato in qualche zona della Lombardia, abbiamo cominciato ad approvvigionarci di dispositivi per la protezione (mascherine, guanti, visiere, ecc.). Dal 3 marzo abbiamo istituito una task force dedicata al reperimento di questi materiali che ha, ad oggi, approvvigionato le strutture con un costo, al momento, di € 80.000. È importante ricordare che abbiamo comunque, anche nelle fasi più critiche, sempre avuto a disposizione i “presidi sanitari” previsti dalle procedure approvate dall’ASL, in linea con le indicazioni dell’ISS. È anche vero che abbiamo sempre detto, e continuiamo a sostenerlo, che i presidi devono essere utilizzati in modo appropriato, quando è definito necessario dalle procedure adottate e non sulla libera interpretazione del singolo operatore. Le strutture residenziali per anziani, le case di riposo, sono luoghi particolarmente a rischio per l’età degli ospiti, per le loro condizioni, per lo più di non autosufficienza, ma anche perché ci sono decine di operatori che vanno quotidianamente a svolgere il loro servizio, con il rischio sia di trasmettere che di essere contagiati da altri colleghi o da ospiti che, a loro volta, sono stati contagiati. Questa difficoltà ci ha portato a chiudere la possibilità di visita fin dal 3 marzo, costringendo alla separazione le famiglie dai loro cari. Anche questa decisione è stata presa in linea e con le tempistiche indicate dalle autorità sanitarie (in realtà, con diversi giorni di anticipo rispetto alle indicazioni). Le procedure per la gestione di casi sospetti e conclamati coinvolgono l’ASL, i dispositivi di protezione che gli operatori devono adottare e il protocollo terapeutico di competenza del direttore sanitario e dei medici curanti. “Noi abbiamo lavorato – afferma Giorgio Sergnese, Direttore Sanitario della Diaconia Valdese Valli – monitorando costantemente e giornalmente le indicazioni e disposizioni del Ministero della Salute e della Regione, in contatto con l’ufficio di igiene dell’ASL TO3, e mettendo in atto interventi ed azioni consigliate a seconda dell’andamento giornaliero dell’epidemia”. “Abbiamo operato in modo corretto – prosegue Sergnese – per tutelare i nostri ospiti, che sono persone molto fragili, nonché la salute dei nostri operatori”. È stata costituita un’unità di crisi della Diaconia Valdese a livello nazionale che si riunisce giornalmente per coordinare gli approvvigionamenti dei dispositivi e l’allineamento delle procedure organizzative tecniche e sanitarie. Anche per le strutture del Pinerolese abbiamo costituito un gruppo di lavoro che si riunisce quotidianamente per garantire le migliori risposte possibili alle sfide che ogni giorno si rinnovano. “Mai come ora la Diaconia si è mossa in modo così unitario e coeso. La crisi – sostiene Gianluca Barbanotti, Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese – ha costretto ad unire le forze e le risorse per rispondere in modo rapido ed efficace ai rischi che andiamo ad incontrare ogni giorno. Le scelte dei responsabili, la definizione delle procedure, l’utilizzo dei dispositivi fanno parte di scelte condivise a tutti i livelli dell’organizzazione proprio per evitare che in questi momenti confusi e di tensione ci siano spazi per iniziative individuali ed arbitrarie”. “Questo – conclude Barbanotti – significa che nella misura in cui sono applicate le procedure condivise ce ne facciamo carico come organizzazione complessiva, o, per dirla in altri termini, ci mettiamo la faccia”. Un’ultima considerazione: ci è stato addebitato di essere reticenti rispetto alla comunicazione della situazione sanitaria all’interno delle nostre strutture. Premesso che ospiti, famiglie e operatori sono sempre stati aggiornati per quanto di loro interesse, vogliamo ricordare che si tratta di dati sensibili, sottoposti ai vincoli di tutela della riservatezza e, nel caso specifico, c’è tutta l’attenzione a non incorrere nel rischio di commettere “procurato allarme”. Questa è la linea che abbiamo seguito e che seguiremo: terremo al corrente i diretti interessati e le autorità competenti come da indicazioni regionali e non faremo comunicati stampa su singole situazioni. Consapevoli delle grandi paure e difficoltà che tutti quanti stiamo affrontando, fiduciosi della capacità resiliente, costruttiva e solidale del nostro territorio, con il quale dialoghiamo e operiamo costantemente, continuiamo a credere e operare in maniera trasparente e professionale e a ‘servire con le persone’.
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Mettere la persona al centro, scardinando pregiudizi e difficoltà burocratiche Il 3 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata alle persone con disabilità.Questa ricorrenza è stata proclamata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1981(Anno...