Alcune riflessioni in occasione della giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo
“Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente”
Temple Grandin
Il 2 aprile è stata la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo.
Istituita nel 2007 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, viene celebrata a partire dal 2008, per aumentare la consapevolezza e sensibilizzare in merito all’autismo in tutto il mondo.
Ogni 2 aprile e tutti i giorni dell’anno le parole di Temple Grandin riportate all’inizio ci invitano a esigere una società accessibile e aperta, che rispetti le diversità favorendone la convivenza.
L’autismo è una diversità, fra le infinite diversità che esistono intorno a noi.
In tanti contesti l’autismo purtroppo è ancora visto come un mistero, un problema da curare, una malattia, e le persone autistiche viste come difettose, bisognose di essere curate.
È necessario invece iniziare a pensare all’autismo in maniera differente per compiere un cambiamento in positivo. Un modo per operare questo cambiamento è abbracciare il concetto di Neurodiversità, termine coniato nel 1998 dalla sociologa Judy Singer.
La neurodiversità indica la variabilità cerebrale all’interno della popolazione umana.
È un fatto biologico che il cervello di ogni persona sia diverso da ogni altro, rendendo unica ogni persona.
Grazie alla Neurodiversità, al mondo abbiamo artisti, matematici, estroverse e introverse… Persone che amano il pop e altre il rock, jazz, la musica classica. Persone con desideri e bisogni differenti insomma.
Tra tutte queste persone, alcune sono accomunate da caratteristiche statisticamente più frequenti e da uno sviluppo cerebrale simile, vengono per questo definite “tipiche” o “a sviluppo tipico”.
Altre persone che divergono da questo cosiddetto sviluppo tipico, vengono dette “neurodivergenti” perché appunto divergono dalla norma.
L’autismo è caratterizzato da uno sviluppo e da un funzionamento neurodivergente, che porta le persone autistiche a muoversi, interagire, percepire ed elaborare il mondo e gli stimoli esterni, in maniera diversa rispetto alla norma.
Molte delle sfide che comporta l’autismo, che sono chiamate a sostenere le persone autistiche e i loro familiari, derivano da quanto il mondo accolga, rifiuti o fraintenda le loro caratteristiche e i loro bisogni e il loro modo diverso di stare nel mondo.
Promuovere la consapevolezza dell’autismo, oggi 2 aprile e tutti i giorni dell’anno, vuol dire iniziare a far entrare nel proprio vocabolario la parola Neurodiversità, comprendendoci tutte quante e tutti quanti in prima persona all’interno di questa cosa strana che è la diversità. E vuol dire aprirsi alla conoscenza e all’incontro con l’altra e l’altro promuovendo una convivenza informata e rispettosa.
Inseguire la conformità, senza premurarsi di capire come e perché siamo diversi e diverse, genera infelicità. Pensare all’autismo in un altro modo, può aiutare ad operare un effettivo cambiamento nella società ed essere di supporto alle persone.
Anche i simboli e i colori utilizzati per rappresentare l’autismo stanno cambiando: non più pezzi di puzzle e il colore blu ma simboli quali l’infinito che racconta la grande varietà dell’autismo, l’oro a voler indicare quanto di prezioso si può trovare se si prende il tempo per capire, i colori dell’arcobaleno, a simboleggiare lo spettro autistico e il riconoscimento della particolarità di ognuno e ognuna.
Loretta Costantino
Responsabile BUM Centro Autismo
Diaconia Valdese